VEGETARIANISMO. PARTE DELLA CULTURA O UNA STRADA SENZA USCITA?
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29 giugno 2011 ore 04: 48 L'autore della pubblicazione Marina Murina, architetto.
Le controversie sui benefici o sui danni del Vegetarianismo sono in corso da molto tempo, e all'interno di questo ragionamento, sembrano infinite.
Noi, a nostra volta, vorremmo dare una prospettiva completamente diversa per vedere cosa può davvero essere alla base di questo fenomeno.
Discutendo del vegetarianismo, sia i suoi sostenitori che i suoi avversari sono d’accordo nell’affermare che si tratta di rifiutare di mangiare carne animale o di smettere completamente il consumo di qualsiasi prodotto animale, tra cui pelliccia e pelle, come richiede un'opzione più rigorosa: il veganismo.
Facciamo una piccola escursione storica. Avendo iniziato il suo viaggio nelle tradizioni religiose dell'antichità con l'idea di non violenza sugli esseri viventi (induismo con la sua vacca sacra, buddismo, giainismo, ecc.), il vegetarianismo passò attraverso varie scuole filosofiche, in particolare i pitagorici con i loro insegnamenti sul trasferimento delle anime.
Insieme con la moda in stile coloniale il vegetarianismo arrivò anche in Inghilterra, dove alla metà del XIX secolo fu fondata la prima società vegetariana, e dopo mezzo secolo – nel 1901 – questa moda giunse in Russia a San Pietroburgo.
Sotto l'influenza del vegetarianismo etico di Lev Tolstoj con la sua famosa dichiarazione «Per dieci anni la mucca nutrì te e i tuoi figli, la pecora ti ha vestito e ti ha fatto rimanere al caldo con la sua lana. Qual è la nostra ricompensa per questo? Tagliare la gola agli animali e mangiarli?» nella Russia pre-rivoluzionaria si erano creati degli insediamenti, scuole e mense vegetariani. Con l'avvento di un nuovo governo il tema del vegetarianismo è stato chiuso ed è riemerso solo negli ultimi decenni del XX secolo. Gradualmente ai motivi religiosi ed etici si erano aggiunti anche i motivi medici, economici e ambientali.
Di conseguenza, fino ad oggi si è formato un intero elenco di motivi per voler diventare vegetariani; elenchiamo solo alcuni di loro:
* Per motivi religiosi legati alla fede nel reincarnazione delle anime, Karma, ecc.
* Per riluttanza a causare sofferenza agli animali, uccidendoli per il motivo nutrizionale
* Nella speranza di ridurre il rischio di varie malattie – cancro, malattie cardiovascolari e altre
* Al fine di ridurre i costi alimentari
* Per motivi ambientali, per ridurre la pressione della produzione su larga scala di carne su un ambiente il cui stato è già non in buone condizioni
* Per risolvere il problema alimentare di un'umanità eccessivamente aumentata, promuovendo l’uso del cibo vegetale. Inoltre, c'è ancora il mito che l'uomo sia vegetariano per natura e il vegetarianismo potrebbe essere inteso come un “ritorno alla natura”.
Quindi vediamo una serie di ragioni abbastanza diverse, e chiunque voglia diventare vegetariano può scegliere una ragione da questo elenco o anche aggiungervi la sua. Il nostro compito è quello di trovare e comprendere l'essenza del fenomeno stesso dietro tutte queste razionalizzazioni e spiegazioni coscienti.
E’ ormai certo che l’uomo, come la maggior parte dei primati superiori, è onnivoro ed è in grado di mangiare cibo sia vegetale che cibo di origine animale. Inoltre, è anche assodato che l’uomo praticava diffusamente il cannibalismo nei tempi antichi ed che ancora oggi il cannibalismo appaia in alcune orribili ma abbastanza frequenti manifestazioni. Quindi, è chiaro che non esiste un vero condizionamento fisiologico della nutrizione basato esclusivamente sul cibo vegetale.
Allora da dove proviene il desiderio di non mangiare carne animale?
Per chiarire questo problema dovremo esaminare i tempi primitivi in cui l'uomo preistorico stava agli esordi del suo sviluppo e il cannibalismo non era ancora qualcosa di fuori dal comune.
A quei tempi, i possessori del vettore visivo erano solo le donne con la combinazione vettoriale del tipo cutaneo-visivo. Queste ragazze accompagnavano gli uomini a caccia e in guerra, sorvegliando la tribù durante il giorno ed eseguendo anche altre funzioni (su questo dettaglio ci sono gli articoli relativi in libreria del sito). Spesso accadeva che la ragazza cutaneo-visiva non si accorgeva in tempo del predatore e diventava la sua preda, poiché la tribù, costretta a fuggire per salvarsi, la lasciava indietro.
Dal momento in cui oltre alle ragazze nella tribù iniziarono a nascere anche i maschi con il vettore visivo, essi si consideravano deboli fisiologicamente e, di conseguenza, assolutamente inutili per la stirpe, rivelando di essere un gran peso per tutti. Così, non appena nasceva un maschio con il vettore visivo, veniva riconosciuto dalla persona con il vettore olfattivo per un particolare odore di pelle, dopodiché veniva abbandonato alla decisione del cannibale principale – possessore del vettore orale – che concedeva alla stirpe di mangiare il bambino, finché questo non diventò un rituale, un motivo piacevolissimo di radunarsi tutti insieme al tavolo comune. Da allora e fino ai giorni nostri, la paura di essere mangiati si è radicata nel vettore visivo in modo inconsapevole. La paura primaria viene attribuita alla ragazza “visiva” per il rischio di essere mangiata da un predatore, la secondaria – al ragazzo “visivo” il quale acquisisce la paura inconsapevole di essere mangiato da un cannibale e dall’intera stirpe.
Questo avvenimento è stato un prerequisito della comparsa e dello sviluppo della cultura. Se non ci fosse stato il cannibalismo, non sarebbe apparsa una cultura che avrebbe eretto col tempo la vita umana a valore assoluto!
Il destino inevitabile del bambino con il vettore visivo suscita nella ragazza cutaneo-visiva il forte desiderio di preservare la sua vita. È talmente forte la preoccupazione della ragazza, che la sua paura “fuoriesce” realizzandosi nel divieto di mangiare gli esseri umani. Questo momento è stato il punto di partenza di un intero sistema di divieti e restrizioni nell’alimentazione, rivestendo la nostra natura animale una veste culturale. Possiamo dire che l'intera cultura è una sovrastruttura della dimensione del vettore visivo sul cannibalismo al fine di preservare la vita umana.
Ma cosa significa il divieto? Per mezzo di quali argomenti si può vietare ai cannibali di mangiare i loro simili in modo da rendere questo divieto funzionante? Oltre a un ordine diretto del capo della tribù (che tra l’altro si trova sotto l'influenza della sua donna cutaneo-visiva), affinché il divieto sia efficace, occorreva che ci fosse una sostituzione di quanto proibito; in questo modo la carne di origine umana veniva sostituita alla carne di origine animale che ha permesso all'umanità di abbandonare il cannibalismo a favore della cultura.
Tuttavia con l'estrema pressione esercitata dall’ambiente, quando si tratta di sopravvivenza, le sovrastrutture e i divieti culturali svanivano in pochi giorni. Numerosi fatti sia di cannibalismo forzato dovuto alla fame, noto dalla storia e dai ricordi dei testimoni di eventi non così antichi, sia della nostra vita quotidiana ormai non legata alla minaccia della sopravvivenza, parlano della mancanza di stabilità della sovrastruttura culturale stessa. E perciò l'attenzione del vettore visivo oggigiorno deve essere diretta verso il compimento globale ed universale per l’umanità – la prospezione della cultura nel mondo.
Eppure una buona parte delle persone vegetariane non abbandona l’idea del rifiuto di mangiare animali a causa della " pietà per gli animali”.
A questo proposito, ci permettiamo di ricordare che lo sviluppo graduale del mondo fisico è iniziato con la materia inanimata e che ha superato ogni sorta di metamorfosi prima dell'avvento della prima vegetazione. Usando gli essere non viventi per nutrirsi, la vegetazione è gradualmente diventata alimento per gli esseri animali, apparsi successivamente. Ogni fase dello sviluppo funge da base di alimentazione per la fase successiva. L'uomo è classificato come la fase successiva all'animale; per lui la base di alimentazione sono tutti gli esseri che gli precedono nell’intera sequenza del ciclo vitale; fra quelli possono essere i minerali, le piante e funghi commestibili, i derivati animali, uccelli, pesci, ecc... Rifiutando di mangiare carne, è come se l'uomo scendesse di un grado inferiore, facendo un rollback - che è al di fuori di una logica dello sviluppo basato sull’evoluzione, di cui evidenza si osserva globalmente in natura.
Se invece sosteniamo l’idea di non mangiare la carne per pietà verso gli animali, allora si dovrebbe rinunciare a mangiare anche il cibo vegetale, perché anche le piante vivono, respirano e crescono. Per una persona con il vettore visivo è molto semplice dare un'anima a tutto ciò che gli circonda, come nell’esempio delle favole: “C’era una volta…un biscottino”. Quindi, nel senso della sopravvivenza e dello sviluppo, privarsi del cibo per pietà verso quel cibo è una strada senza uscita.
I vegetariani razionali moderni più avanzati, che hanno respinto la cura sentimentale degli animali, cercano di ragionare su larga scala, occupandosi di tutta l'umanità. Analizzando le cattive condizioni dell'agricoltura in generale e della zootecnia in particolare, l’utilizzo irrazionale delle aree coltivate e il disboscamento della giungla, la mancanza di risorse per la crescente popolazione del pianeta, li porta a conclusione di rifiutare di mangiare la carne come l'unico modo possibile per risolvere tutti i problemi sopra descritti. La conclusione non sembra del tutto oggettiva, nonostante il fatto che i problemi indicati sopra veramente esistono e richiedano decisamente di ripensare la società del futuro e il sistema di consumo, verso di un limite ragionevole, ma senza rifiutare del tutto il consumo della carne.
In effetti, nella fase cutanea dello sviluppo dell'umanità – nella società moderna del consumo – c'è stato un forte disallineamento, la perdita di un senso di misura del consumo di tutto, e questo vale soprattutto per il cibo. L'obesità di massa di adulti e bambini nei paesi più sviluppati dell'Occidente (negli Stati Uniti fino al 30% della popolazione) è già un disastro, e non solo a livello fisico. La fame, la mancanza di cibo, ha sempre spinto un essere umano a svilupparsi, costringendolo a muoversi. A una persona ben nutrita manca la spinta per muoversi, e neppure per pensare – non c'è incentivo. Pertanto, una buona cultura dell’alimentazione è necessaria, ma non nel senso di come apparecchiare bene la tavola (è solo una coccola alla zona erogena delle persone visive, che è l’occhio), e non attraverso il vegetarianismo, ma per mezzo della moderazione. Come sapete, il vegetarianismo non esclude questo aspetto: anche fra i vegetariani spesso vediamo esempi di un consumo eccessivo del cibo. La limitazione, il senso della misura – sono le proprietà del vettore cutaneo; attraverso le persone che hanno il vettore cutaneo la moderazione nel consumo di cibo deve diffondersi a tutto il resto del mondo. Il vettore visivo ha le proprietà completamente diverse; il compito delle persone visive è la diffusione della cultura come valore della vita umana.
Quindi oggi possiamo osservare che, occupandosi dei problemi legati al valore della vita umana, alcune persone visive tendono a prendere considerazioni esterne come spiegazione del desiderio interiore di rifiutare l'uso di prodotti di origine animale.
Questo desiderio è dovuto a uno stato non ottimale del vettore visivo, quando non è molto sviluppato e non è libero dal senso di paura, oppure ritorna al senso di paura a causa dello stress da irrealizzazione. Più profondo è lo stato di paura, più severo è il vegetarianismo, fino a diventare vegani. Ma anche diventando vegano, la paura del vettore visivo non scompare affatto; la persona mentalmente si immedesima nella vittima, immaginandosi al posto di quel essere vivente che si trova in pericolo di essere mangiato e questo comporta rifiuto di nutrirsi di carne e pesce – che a volta arriva fino a provocare nausea e vomito. La persona che arriva a questi stati in qualche modo comunque si adatta, trovando una spiegazione per se stesso e per gli altri che non mangiare la carne è benefico per la salute, o che anche l'animale vuole vivere, o che la sua è la preoccupazione per la conservazione delle risorse del nostro pianeta…
Per quanto riguarda il set vettoriale caratteristico del vegetarismo, sono principalmente le persone con il vettore visivo e, soprattutto, le ragazze e donne cutaneo-visive, indipendentemente dalla loro età. La paura del vettore visivo in combinazione con la restrizione del vettore cutaneo forniscono tutte le caratteristiche e le condizioni necessarie per diventare vegetariani o vegani. Alla persone con il vettore visivo possono unirsi certi “cutanei” se sono persuasi di grandi benefici per la salute e per il loro portafoglio. A volte anche i portatori del vettore anale – spesso gli uomini – possono diventare vegetariani perché vengono guidati dalla loro compagna “visiva”. Abbastanza spesso nel vegetarianismo e nel veganismo ci sono fenomeni di fanatismo delle persone con la combinazione vettoriale cutaneo-uditiva, poiché il fanatismo in generale è la loro priorità in assoluto. Queste persone possono vivere facilmente non solo senza carne, ma anche senza cibo per quaranta giorni, sperimentando scioperi della fame o con poca acqua.
In generale, non ci sono problemi particolari nel fatto che alcune persone seguano una dieta vegetale, se così si trovano a loro agio – ben venga! Dopotutto, qui si tratta solo del corpo, ma non è questo il punto. È deplorevole che il loro vettore, incastrato nel vegetarianismo, rimanga allo stato di paura e si occupi di sofferenza invece di “uscire” e sperimentare bellissime esperienze emotive, orientando la loro emotività su altre persone, sulla compassione, l'empatia e amore. Per dire in modo più breve, i compiti vitali delle persone con il vettore visivo sarebbero incommensurabilmente più significativi, rispetto al decidere se mangiare erba o carne.
Tornando alla domanda posta nel titolo dell'articolo, possiamo dire che il vegetarianismo non ha nulla a che fare con la cultura che riguarda il valore della vita umana, e nemmeno con lo sviluppo dell'umanità. Il vegetarianismo è, prima di tutto, lo stato di paura, o meglio una delle sue manifestazioni, mascherata da una vasta gamma di verbalizzazioni “visive”. Una sorta di deviazione che si è verificata nel processo di sviluppo del movimento dal cannibalismo alla cultura moderna, una piccola uscita a senso unico nella quale i portatori del vettore visivo impauriti si sono allontanati dalla strada principale creando una loro tribù...
Vorrei dirvi questo:
Ragazzi vegetariani, basta avere paura e sperperare l'enorme potenziale incorporato nel vettore visivo. Non vi invitiamo a diventare mangiatori di carne: potete continuare ad avere una alimentazione erbivora. Basta cercare di trovare la forza di allontanare le cortine e gli schermi che vi nascondano l'immagine reale del mondo. Vedrete attività reali, non inverosimili, dove la vostra partecipazione è indispensabile. Vi aspettiamo alla formazione online gratuita sulla “Psicologia Sistemico-vettoriale” di Yuri Burlan.
Marina Murina, architetto
Traduzione, Olga Matiukhina
Correzione, Anastasia Novicova
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